Il territorio

Posta in un luogo militarmente e commercialmente strategico, a ridosso delle Alpi, contesa tra Francia e Ducato di Savoia, Pinerolo è il luogo d’incontro tra storia e leggenda.
Per dodici anni, per ordine del Re Sole, languì nella sua fortezza il più celebre prigioniero del tardo Seicento: un uomo d’identità ignota, ma tanto importante da ricevere al contempo un trattamento di favore e rigide disposizioni per impedire che fosse riconosciuto. Sul suo volto era costantemente assicurata da cinghie metalliche una maschera di velluto nero: la Maschera di Ferro.

 

Posta in un luogo militarmente e commercialmente strategico, a ridosso delle Alpi, contesa tra Francia e Ducato di Savoia, Pinerolo è il luogo d’incontro tra storia e leggenda.
Per dodici anni, per ordine del Re Sole, languì nella sua fortezza il più celebre prigioniero del tardo Seicento: un uomo d’identità ignota, ma tanto importante da ricevere al contempo un trattamento di favore e rigide disposizioni per impedire che fosse riconosciuto. Sul suo volto era costantemente assicurata da cinghie metalliche una maschera di velluto nero: la Maschera di Ferro.

 

Due secoli dopo, quando Edmondo De Amicis, uno dei più celebri scrittori e giornalisti del neonato Regno d’Italia, soggiornò a Pinerolo, volle definirla – «posta com’è all’imboccatura di due valli, ai piedi delle Alpi Cozie, davanti a una pianura vastissima, seminata di centinaia di villaggi, che paiono isole bianche in un mare verde e immobile» – la città più bella del Piemonte.

Il passato glorioso ha lasciato traccia nei vicoli in acciottolato che si annodano alla collina sovrastata dalla basilica di San Maurizio, nella splendida piazza del Duomo dove visse il giovane Silvio Pellico, nello straordinario maneggio coperto che fu il più grande d’Europa, nei portici frequentati dalla crema degli ufficiali di Cavalleria d’ogni Paese, attratti da una lunga tradizione che il capitano Federigo Caprilli rivoluzionò e rese celebre in tutto il mondo.

Due secoli dopo, quando Edmondo De Amicis, uno dei più celebri scrittori e giornalisti del neonato Regno d’Italia, soggiornò a Pinerolo, volle definirla – «posta com’è all’imboccatura di due valli, ai piedi delle Alpi Cozie, davanti a una pianura vastissima, seminata di centinaia di villaggi, che paiono isole bianche in un mare verde e immobile» – la città più bella del Piemonte.

Il passato glorioso ha lasciato traccia nei vicoli in acciottolato che si annodano alla collina sovrastata dalla basilica di San Maurizio, nella splendida piazza del Duomo dove visse il giovane Silvio Pellico, nello straordinario maneggio coperto che fu il più grande d’Europa, nei portici frequentati dalla crema degli ufficiali di Cavalleria d’ogni Paese, attratti da una lunga tradizione che il capitano Federigo Caprilli rivoluzionò e rese celebre in tutto il mondo.

È una valle industriosa, quella del Chisone, dove ebbero origine le fortune di una famiglia che ha segnato la storia d’Italia: gli Agnelli, che da Villar Perosa – ancora oggi amata e frequentata – avviarono l’epopea dell’automobile in Italia.
È una valle di lunga tradizione agricola, che produce il plaisentif: un formaggio tanto peculiare da essere prenotato di anno in anno, per il suo gusto impreziosito dal latte primaverile prodotto delle vacche al pascolo nei prati cosparsi di viole e per la sua antica storia, che lo vide oggetto del dono da parte dei valligiani alle autorità benevole.
È una valle di grandi bellezze, dai borghi di Usseaux, dove il tempo si è fermato, alla sterrata dell’Assietta, che conduce a oltre duemila metri ciclisti, motociclisti ed escursionisti.
È una valle di spettacolari piste da sci, teatro di straordinarie sfide di livello mondiale (1997) e olimpico (2006), ma sempre a disposizione di chi ama lanciarsi lungo pendii mozzafiato o respirare in boschi incontaminati.

È una valle industriosa, quella del Chisone, dove ebbero origine le fortune di una famiglia che ha segnato la storia d’Italia: gli Agnelli, che da Villar Perosa – ancora oggi amata e frequentata – avviarono l’epopea dell’automobile in Italia.
È una valle di lunga tradizione agricola, che produce il plaisentif: un formaggio tanto peculiare da essere prenotato di anno in anno, per il suo gusto impreziosito dal latte primaverile prodotto delle vacche al pascolo nei prati cosparsi di viole e per la sua antica storia, che lo vide oggetto del dono da parte dei valligiani alle autorità benevole.
È una valle di grandi bellezze, dai borghi di Usseaux, dove il tempo si è fermato, alla sterrata dell’Assietta, che conduce a oltre duemila metri ciclisti, motociclisti ed escursionisti.
È una valle di spettacolari piste da sci, teatro di straordinarie sfide di livello mondiale (1997) e olimpico (2006), ma sempre a disposizione di chi ama lanciarsi lungo pendii mozzafiato o respirare in boschi incontaminati.

Pur senza mai essere collegata alla Francia da una strada, la Val Pellice ha sempre avuto una vocazione internazionale. Terra d’idee e di coraggio, nota fin dall’epoca trobadorica, da quasi mille anni è il luogo d’elezione dei Valdesi, custodi sin dal Medioevo dei valori del Cristianesimo delle origini. Con l’adesione alla Riforma protestante (1532), intensificarono i rapporti con la Francia, la Svizzera e il Nord Europa. Persecuzioni, discriminazioni ed esilio non riuscirono a fiaccarne lo spirito.

Pur senza mai essere collegata alla Francia da una strada, la Val Pellice ha sempre avuto una vocazione internazionale. Terra d’idee e di coraggio, nota fin dall’epoca trobadorica, da quasi mille anni è il luogo d’elezione dei Valdesi, custodi sin dal Medioevo dei valori del Cristianesimo delle origini. Con l’adesione alla Riforma protestante (1532), intensificarono i rapporti con la Francia, la Svizzera e il Nord Europa. Persecuzioni, discriminazioni ed esilio non riuscirono a fiaccarne lo spirito.

La necessità di un rapporto diretto con Dio e la sua Parola favorirono, con largo anticipo, il processo di alfabetizzazione. Sin dall’Ottocento, in Val Pellice e nell’attigua Val d’Angrogna, si è sviluppato un movimento turistico dall’estero, alla ricerca dei luoghi dell’epopea valdese.
Non secondarie le peculiarità gastronomiche tutelate da Slow Food (il sarass dël fèn, una ricotta stagionata d’alpeggio, e la mustardela, un delizioso insaccato). In grande crescita la vocazione al turismo dolce, che offre opportunità di escursioni a piedi o in bicicletta, con una fitta rete di ricarica per i mezzi a pedalata assistita e itinerari che spaziano dal fondovalle frutticolo alla collina panoramica fino alla montagna più pura.

La necessità di un rapporto diretto con Dio e la sua Parola favorirono, con largo anticipo, il processo di alfabetizzazione. Sin dall’Ottocento, in Val Pellice e nell’attigua Val d’Angrogna, si è sviluppato un movimento turistico dall’estero, alla ricerca dei luoghi dell’epopea valdese.
Non secondarie le peculiarità gastronomiche tutelate da Slow Food (il sarass dël fèn, una ricotta stagionata d’alpeggio, e la mustardela, un delizioso insaccato). In grande crescita la vocazione al turismo dolce, che offre opportunità di escursioni a piedi o in bicicletta, con una fitta rete di ricarica per i mezzi a pedalata assistita e itinerari che spaziano dal fondovalle frutticolo alla collina panoramica fino alla montagna più pura.

Valle laterale rispetto alla Val Chisone, stretta, aspra e poco popolata, è ben descritta da un aggettivo in particolare: eroica.
È eroica la viticoltura, praticata a Pomaretto su pareti terrazzate quasi verticali, che custodisce l’antica tradizione del ramìe. È eroica la vocazione all’estrazione del talco più puro del mondo, ideale per l’utilizzo in cosmetica e in farmacia: un’attività che non si è mai interrotta e che offre, nelle gallerie dismesse, la possibilità di un viaggio mozzafiato al centro della terra, sui vagoni dei minatori, adatto a tutte le età (Scopriminiera e Scoprialpi). Sono eroiche le piste da sci di Prali, amate per il loro tasso di difficoltà da sciatori provetti di tutta Europa e oltre. In fondovalle, inoltre, si può provare l’ebbrezza di lanciarsi nel vuoto, assicurati da un’imbragatura, con l’adrenalinico Volo del dahu, un’esperienza con pochi eguali.

Nobile per antiche frequentazioni, la pianura pinerolese e la zona pedemontana sono costellate di residenze patrizie che raccontano vicende signorili dal Medioevo a oggi. A Campiglione trascorreva le estati d’infanzia la futura Regina del Belgi, a Bricherasio veniva a riposare presso una famiglia aristocratica Don Giovanni Bosco, a Osasco è presente ancora oggi la famiglia Cacherano di Osasco, mentre i Cacherano di Bricherasio erano di casa al castello di Miradolo (San Secondo), oggi polo artistico di livello. E sono solo alcuni esempi tra le tante, sorprendenti dimore storiche: alcune sono visitabili, collegate tra loro da un itinerario che tocca anche Piossasco, Volvera, Vinovo, Villafranca, Pancalieri e Virle Piemonte.

Nobile per antiche frequentazioni, la pianura pinerolese e la zona pedemontana sono costellate di residenze patrizie che raccontano vicende signorili dal Medioevo a oggi. A Campiglione trascorreva le estati d’infanzia la futura Regina del Belgi, a Bricherasio veniva a riposare presso una famiglia aristocratica Don Giovanni Bosco, a Osasco è presente ancora oggi la famiglia Cacherano di Osasco, mentre i Cacherano di Bricherasio erano di casa al castello di Miradolo (San Secondo), oggi polo artistico di livello. E sono solo alcuni esempi tra le tante, sorprendenti dimore storiche: alcune sono visitabili, collegate tra loro da un itinerario che tocca anche Piossasco, Volvera, Vinovo, Villafranca, Pancalieri e Virle Piemonte.

A Piossasco Alessandro Cruto sperimentò – per la prima volta in Europa – la lampadina a incandescenza di sua invenzione. Per non parlare di Cavour – celebre sin dal nome – luogo di riposo di un grande protagonista della politica italiana d’inizio Novecento: Giovanni Giolitti.

Attraverso i campi costellati di frutteti, dove il biologico è una tradizione radicata ben prima che diventasse una moda, si snodano percorsi adatti al cicloturismo, comprese delle piste ciclabili ricavate sul sedime di vecchie ferrovie dismesse. Singolari le formazioni collinari della rocca di Cavour, un inselberg che svetta nell’orizzonte piatto, e del monte San Giorgio di Piossasco: due parchi dalle caratteristiche peculiari, habitat ideale di una grande varietà di specie animali e vegetali. Il monte San Giorgio è anche una “palestra a cielo aperto”, ideale per praticare diverse discipline sportive. A questo proposito, tra Pinerolo e Frossasco sorge rocca Sbarüa, frequentata in gioventù da Primo Levi: qui si è scritta la storia dell’arrampicata sportiva in Italia.